Il dottor Nicola Di Girolamo è un giovane medico veterinario specializzato in rettili e mammiferi. La sua passione per gli animali esotici lo ha portato a girare il mondo per approfondire le tematiche legate al suo lavoro.
Ultimamente è diventato famoso sul web come il “Dottor Furetto” e grazie ad un gruppo Facebook in cui è stato eletto veterinario più sexy d’Italia. Ma questa simpatica nota di colore il dott. Di Girolamo ha preferito utilizzarla per far conoscere ai più la sua professione e le caratteristiche degli animali non convenzionali di cui si prende cura: furetti, tartarughe, serpenti, ratti, conigli, pecore, maiali e animali da compagnia.
Per sensibilizzare le persone alla cura e al rispetto degli animali, il dott. Di Girolamo tiene anche una rubrica informativa su “I Fatti Vostri”, la trasmissione Rai in cui parla di animali esotici e mammiferi.
Salve dott. Di Girolamo, leggendo il suo curriculum scientifico abbiamo scoperto che lei nel 2014 è stato il primo veterinario ad ottenere il master ad Oxford in “medicina basata sull’evidenza”. Può spiegarci le applicazioni della medicina basata sull’evidenza tramite un caso pratico?
Nella professione veterinaria e nella cura degli animali esotici un esempio pratico della medicina basata sull’evidenza è l’utilizzo del cortisone nei cani affetti da ernia nel disco. Un tempo infatti si credeva che il cortisone aiutasse i cani con l’ernia del disco con la sua azione antinfiammatoria, mentre studi recenti hanno dimostrato che non è necessario somministrare loro dosi di cortisone prima di eseguire l’intervento chirurgico che va a risolvere il problema. Ricordiamo anche che la medicina basata sull’evidenza serve ad assicurarsi che le terapie prescritte dal medico siano realmente efficaci piuttosto che dannose o controproducenti per il paziente in cura.
Negli ultimi anni le sue ricerche sono state numerose e internazionalmente riconosciute, quali sono state le ultime applicazione pratiche dei suoi studi?
Le applicazioni pratiche dei miei studi nella cura degli animali esotici e dei mammiferi non convenzionali sono state tantissime. Per migliorare la nostra pratica medica quotidiana, abbiamo inventato una tecnica che ci permette di visualizzare l’interno delle tartarughe tramite la loro vescica. Questa tecnica sfrutta la trasparenza della vescica nelle tartarughe per fare una diagnosi più accurata su questi animali. Prima dell’utilizzo di questa tecnica incontravamo maggiori difficoltà nel fare diagnosi alle tartarughe mentre con questa metodica riusciamo a diagnosticare molto più facilmente. Applicando alla professione veterinaria gli studi effettuati, abbiamo anche validato i glucometri nel coniglio, prima ci risultava non sapevamo come misurare la glicemia nel coniglio mentre ora, utilizzando questa tecnica, possiamo rilevarla con facilità. Grazie alle nostre ricerche, siamo riusciti a validare anche l’emogas nel coniglio. Per quanto riguarda il furetto, abbiamo validato la misurazione dell’aldosterone. L’aldosterone è un ormone importante nel furetto perché serve a monitorare i casi di iperaldosteronismo, molto comuni in questo animale.
Ha sviluppato qualche metodo di cura innovativo che utilizza nella sua quotidianità di medico veterinario?
Si, recentemente ho sviluppato una tecnica per castrare le tartarughe, utilissima per le tartarughe domestiche. Questo metodo asporta i testicoli della testuggine usando un elettrobisturi che opera sui testicoli senza toccare il guscio della tartaruga.
Oltre alla sua attività di conferenziere negli Stati Uniti, lei è delegato europeo dell’Association of Reptilian and Amphibian Veterinarians (ARAV). Di cosa si occupa questa associazione e qual è il suo ruolo all’interno di essa?
L’associazione ARAV si occupa di divulgare e insegnare ai veterinari la medicina dei rettili e degli anfibi. Sono entrato a far parte dell’ARAV nel 2012 e al momento il mio ruolo all’interno dell’associazione è quello di co-chair cioè sono il vice responsabile del comitato dell’educazione. Oltre a questo, sono delegato italiano per l’associazione, quindi significa che mi occupo di coordinare le attività associative a livello italiano.

Il “Dottor Furetto” in studio durante la trasmissione “I Fatti Vostri”
Molte delle sue ricerche e pubblicazioni scientifiche sono focalizzate sul furetto, uno degli animali non convenzionali di cui si occupa di più nella sua attività di ricercatore. Puoi darci alcuni consigli pratici, basati sulla sua esperienza e sulle sue ricerche, per prenderci cura al meglio di questo simpatico mustelide?
Per prendersi cura del furetto bisogna avere un’ottima conoscenza di questa specie. I furetti sono animali che devono essere studiati un pochino prima di essere presi, quindi consiglio di informarsi al meglio prima di prenderne uno. Sono tante le accortezze da avere nella cura di questo animale, dall’attenzione all’alimentazione fino agli accorgimenti clinici. I furetti, per esempio, non vanno mai castrati o sterilizzati chirurgicamente, questa è una premura importantissima da avere nei loro confronti, soprattutto perché è un errore ancora molto comune che i mie colleghi italiani commettono. La castrazione infatti comporta delle problematiche importanti alle ghiandole surrenali. Quindi nel caso in cui si decida di prendersi un furetto occorre stare molto attenti al tipo di alimentazione, alla gestione del calore e all’educazione. E’ con la giusta educazione infatti che si rende questi animali molto docili.
Passiamo al quotidiano della sua professione, come sta cambiando il lavoro del veterinario e quali strumenti si utilizzano quotidianamente in uno studio veterinario?
Nella pratica quotidiana della cura degli animali esotici e dei mammiferi non convenzionali si utilizzano tantissimi strumenti innovativi, necessari a migliorare la qualità dei nostri interventi. Dall’ecografo all’endoscopio, fino alle macchine per misurare i valori del sangue, le novità in fatto di strumentazione sono tante nel quotidiano della nostra professione. Nel mio campo, quello della medicina per animali esotici, la principale novità nella strumentazione è l’utilizzo sempre più frequente dell’endoscopio.
Si può parlare di digitalizzazione della professione veterinaria?
Nella professione veterinaria si assiste ad una sorta di digitalizzazione ma non è una cosa molto evidente. Sicuramente si può rilevare un processo di digitalizzazione della professione veterinaria, come un po’ in tutte le branchie della medicina e nel nostro campo posso affermare che grazie alla digitalizzazione possiamo raccogliere al meglio i dati per i nostri studi epidemiologici, da questo punto di vista è un processo che risulta molto utile alla nostra professione veterinaria.
Oltre a questo, devo ammettere che grazie alla comunicazione digitale riusciamo ad essere a stretto contatto con i colleghi di altre nazioni, soprattutto americani, per condividere le nostre ricerche e mantenerci sempre aggiornati. Inoltre, nella mia pratica professionale quotidiana, sempre grazie agli strumenti di comunicazione digitale, mi capita spesso di fare telemedicina, dando soprattutto secondi pareri medici per pazienti che necessitano un approfondimento del loro caso tramite una seconda diagnosi.
Insomma un processo di digitalizzazione è in corso nella nostra professione ma, a differenza di altre branchie della medicina, ancora non utilizziamo le cartelle cliniche digitalizzate e devo ammettere che le cartelle cliniche cartecee, risultano ancora molto utili, perché più comprensibili per i proprietari dei nostri assistiti.
Può delineare il profilo del perfetto proprietario per gli animali esotici?
Il proprietario perfetto per gli animali esotici è quel proprietario che studia e si informa approfonditamente sulle caratteristiche dell’animale prima di prenderlo con sé. Il proprietario ideale cura il suo animale a dovere e magari comunica con altri proprietari, andando a spiegare a loro, se necessario, cosa è giusto e cosa è sbagliato, cosa è benefico e cosa è dannoso per l’animale. Tutto questo deve sempre avvenire sotto la supervisione di un veterinario. In definitiva, il proprietario perfetto è colui che sta attento alla salute del suo animale e che si informa bene sulle sue caratteristiche ed esigenze.
Per concludere la nostra chiacchierata, può enumerarci le 5 caratteristiche per individuare un buon veterinario?
Secondo la mia esperienza, un buon veterinario deve avere un’ottima preparazione scientifica e rimanere sempre aggiornato e al passo coi tempi. Questa caratteristica sta alla base della professionalità di un veterinario e aiuta a curare al meglio i propri pazienti e a fare una buona diagnosi. Per diventare veterinario è necessario inoltre dare molta importanza ai valori dell’animale e metterlo al centro della medicina. Per esempio, se l’animale che si ha in cura deve subire un test che gli può risultare fastidioso, un buon veterinario deve sempre capire se l’esame è strettamente necessario o se si può rinunciare, evitando di sottoporre l’animale ad inutili stress o situazioni che gli provocano dolore. Un’altra regola che un buon veterinario dovrebbe seguire è quella di comunicare al meglio con i proprietari degli animali che ha in cura, sapendo relazionarsi adeguatamente con loro. Con i proprietari dei propri assistiti bisogna trovare un punto d’incontro, utile per curare al meglio l’animale. La quinta importante caratteristica di un buon veterinario è la sua capacità di migliorarsi e di evolvere imparando dall’esperienza clinica e dalla pratica quotidiana della professione. Un’ultima peculiarità di un buon veterinario è la conoscenza dei propri limiti. Questo significa essere coscienti dei casi in cui è necessario indirizzare un paziente verso le cure di un collega, più esperto per quanto riguarda il trattamento di determinate patologie e capace di offrire delle cure migliori all’animale.